Señales de socorro

Segnali nautici
Benvenuto della pagina del nostro e-commerce HiNelson dedicata interamente alla vendita di segnali di soccorso quali fuochi a mano, segnali a paracadute, boette fumogene, bastoncini...

Benvenuto della pagina del nostro e-commerce HiNelson dedicata interamente alla vendita di segnali di soccorso quali fuochi a mano, segnali a paracadute, boette fumogene, bastoncini luminosi e via dicendo: qui potrai trovare tutti i segnali di emergenza che devi necessariamente tenere a portata sulla tua barca.

 

Come è noto, prima di salpare, qualsiasi sia la nostra meta, è necessario controllare di avere a bordo tutti i dispositivi di sicurezza obbligatori per legge. Il buon senso e l'esperienza, a dire il vero, consigliano nella maggior parte dei casi di avere anche qualcosina in più. Certo sarebbe assurdo dotare la nostra barca di una zattera di salvataggio eccessivamente più grande rispetto alle dimensioni richieste in base al numero massimo di persone del nostro equipaggio, ma è invece sempre buona norma tenere a bordo qualche fuoco a mano in più, soprattutto durante le crociere più lunghe.

 

 

Segnali nautici: cosa prevede la normativa?

Come è noto le dotazioni di sicurezza obbligatorie per legge sono definite in base alla distanza di navigazione dalla costa (come riportato dal decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti n. 387 del 29 settembre 1999 e dal successivo Regolamento di attuazione del Codice della Nautica da diporto con il decreto ministeriale 29 luglio 2008, n. 146). Per quanto riguarda i segnali nautici, l'obbligo subentra per tutte le imbarcazioni che navigano oltre un miglio dalla costa. Nello specifico, le barche che si muovono entro tre miglia dalla costa devono avere a bordo come minimo una boetta fumogena e due fuochi a mano a luce rossa; per la navigazione entro le 6 miglia, invece, è necessario poter fare affidamento su una boetta luminosa, su due boette fumogene (non più solo una) e su due razzi a paracadute a  luce rossa. Per la navigazione entro le 12 miglia dalla costa le normative riguardanti i segnali nautici non cambiano, per venire invece rivoluzionati nel caso della navigazione entro le 50 miglia della costa. In questo caso, infatti, oltre alla boetta luminosa e alle due boette fumogene è necessario  avere a bordo tre fuochi a mano a luce rossa e tre razzi a paracadute a luce rossa. All'infuori di queste distanze, e quindi per la navigazione senza limiti, la normativa prevede la presenza di una boetta luminosa, di tre boette fumogene, di quattro fuochi a mano a luce rossa e di quattro razzi a paracadute a luce rossa.

 


Le tipologie di razzi e di fuochi di emergenza
 

Ogni segnale nautico corrisponde ad un utilizzo specifico: utilizzarli in modo scorretto significa di fatto minarne l'efficacia, il che in caso d'emergenza potrebbe trasformarsi in un vero e proprio dramma. Per questo motivo, prima di lasciare la banchina e dirigersi verso il mare aperto, è sempre consigliabile controllare se l'equipaggio sa come utilizzare i diversi razzi e fuochi di emergenza presenti a bordo. Il primo passo consiste ovviamente nel distinguere i vari segnali e di individuare i vari utilizzi specifici.

 

Da un punto di vista generale e partendo dallo sguardo più ampio possibile, esistono fondamentalmente 3 tipi di fuochi segnaletici per la navigazione, ovvero:

 

I fuochi a luce rossa: questi fuochi, ai quali possono essere assimilati anche i fumogeni a luce arancione, hanno lo scopo di far capire ai mezzi di soccorso in arrivo e alle barche circostanti quale è la nostra posizione. Vanno utilizzati, dunque, solo e unicamente in caso di emergenza, per non allarmare inutilmente le imbarcazioni vicine.

 

I fuochi bianchi: va sottolineato fin da subito che questi sono dei segnali nautici, ma che allo stesso tempo non sono dei fuochi di emergenza. Il loro utilizzo, dunque, non è correlato con un incidente in mare o con una vera e propria situazione di emergenza. I fuochi bianchi hanno invece lo scopo di avvertire tempestivamente e in modo lampante un'imbarcazione che si sta avvicinando in modo pericoloso, e che mantenendo quella traiettoria potrebbe causare una collisione con la nostra barca.

 

Fuochi di emergenza: come suggerisce il loro stesso nome, questi fuochi devono assolutamente essere utilizzati solo in caso di richiesta di soccorso. La loro presenza a bordo, come abbiamo visto, è resa obbligatoria per legge. Non esiste però un unico tipo di fuoco d'emergenza, e ognuno richiede un tipo di utilizzo differente.

 

Come si devono utilizzare i fuochi di emergenza?

I fuochi di emergenza sono delle dotazioni di sicurezza fondamentali. Affinché possano davvero aiutare in caso di pericolo, però, è necessario saper utilizzare i razzi di segnalazione in modo corretto, così da poter segnalare la propria situazione ai soccorsi e non peggiorare la situazione attraverso un uso improprio dei fuochi.

 

Partiamo dalla boetta fumogena. Chi è fresco fresco di patenta nautica si ricorderà probabilmente dei quiz, in cui si domandava se la boetta fumogena arancione fosse un segnale diurno, notturno o, persino, da utilizzare solo in presenza di nebbia. Ebbene, questo particolare dispositivo di sicurezza ha lo scopo di segnalare la nostra presenza anche a delle imbarcazioni a distanze importanti. Ma non è tutto qui, in quanto le boette fumogene colorate si prestano bene anche ad essere individuate dall'alto, e quindi da eventuali soccorritori in elicottero, nonché da aerei che casualmente passano sopra alla nostra testa. Quindi – senza nessun riguardo verso la presenza di nebbia, puro capriccio da quiz – la boetta va usata di giorno, per essere lanciata a qualche metro della nostra imbarcazione bloccata. Tale segnale viene utilizzato anche per segnalare un pericolo generico, nonché per essere certi di non perdere la posizione di un uomo in mare.

 

La boetta fumogena è ovviamente un dispositivo galleggiante. Per attivarla è necessario togliere il coperchio e tirare energicamente l'innesco, costituito da una corda: dopo una manciata di secondi essa inizierà a sprigionare del fumo colorato e altamente visibile. Sarà dunque il momento di gettarla in acqua, così da rendere visibile la propria posizione. Va sottolineato che, in assenza di onde di particolare altezza, la boetta fumogena colorata è un segnale nautico capace di durare circa 3 minuti. Va peraltro sottolineato che questi dispositivi di sicurezza sono pensati per essere in grado di emettere fumo anche laddove sommersi da una decina di centimetri d'acqua (i test parlano nello specifico di un minimo di 10 secondi di emissione di fumo colorato per una boetta fumogena a 10 centimetri dalla superficie).

 

E di notte? Cosa si deve utilizzare di notte per segnalare alle unità vicine e ai soccorritori la nostra posizione? Come si può lanciare l'SOS nell'oscurità, magari da una nave in avaria? La boetta fumogena colorata, di per sé, nelle ore notturne non ha alcun motivo di essere utilizzata. Ecco allora che entrano in gioco i fuochi a mano a luce rossa, dei dispositivi molto semplici ed economici, i quali però, a dispetto della loro banalità, possono rivelarsi estremamente utili in caso di emergenza in mare durante le ore buie (va peraltro detto che, in molti casi, i fuochi a luce rossa possono rivelarsi molto utili anche durante un'emergenza diurna, per offrire un indicazione in più ai soccorritori).  Va sottolineato che questi segnali nautici di emergenza hanno una portata massima, oltrepassata la quale il suo utilizzo è del tutto inutile. In linea generale, la portata dei fuochi a mano a luce rossa è di circa 6 miglia, distanza che ovviamente può variare in base a molti fattori. Per utilizzarli in sicurezza è consigliabile utilizzare un guanto, per evitare dolorose ustioni. Presa questa precauzione, si procederà a togliere la protezione che sta nella parte inferiore del segnale, e a tirare con un unico colpo energico la cordicella, così da accendere il fuoco. Non serve sottolineare che, una volta acceso, è necessario mantenerlo a debita distanza dal proprio corpo.

 

E siamo arrivati a quello che è il più potente dei segnali nautici d'emergenza, ovvero il razzo a paracadute rosso: questo strumento, pensato soprattutto per le ore notturne ma utilizzabile anche durante il giorno, permette di segnalare la propria situazione d'emergenza a molti chilometri di distanza, andando bene oltre ai limiti tipici dei fuochi a mano. Con i razzi a paracadute per barca, infatti, si parla di una visibilità fino a circa 25 miglia di distanza. Ma come devono essere utilizzati per essere certi di non vanificare o non ridurre la loro efficacia?

 

Ebbene, l'utilizzo dei razzi a paracadute deve essere studiato molto bene, in quanto possono essere considerati come l'estrema risorsa di una imbarcazione in difficoltà in mezzo al mare. Questi razzi, infatti, permettono di ribaltare una situazione drammatica, potendo richiamare l'attenzione di marinai che mai e poi mai avrebbero potuto vedere i fuochi a mano. Anche in questo caso, è consigliabile l'utilizzo di un guanto protettivo. Sarà poi necessario dirigere il razzo verso il cielo e inclinarlo a circa 45°: un lancio bene effettuato con condizioni meteo normali può raggiungere la ragguardevole altezza di 300 metri, a partire dalla quale inizierà la lenta discesa del razzo luminoso. Impossibile, per un qualsiasi osservatore posizionato ad una manciata di miglia dall'imbarcazione in pericolo, non vedere il segnale nautico d'emergenza e agire di conseguenza.

 

Non serve certo sottolineare che i razzi a paracadute non devono essere mai utilizzati se non in caso di emergenza, e che in ogni caso il lancio deve essere fatto tenendo conto del fatto che il razzo deve comunque cadere in acqua: in caso contrario, infatti, potrebbe innescare pericolosi incendi (la temperatura di innesco di questi razzi di emergenza oltrepassa infatti i 300 gradi, ed è molto più potente dei classici fuochi pirotecnici in vendita).

 

Segnali nautici: occhio alla scadenza... e allo smaltimento!

La legge non impone il semplice possesso a bordo dei razzi. No, tali segnali nautici di emergenza devono anche essere a tutti gli effetti efficienti, e quindi – come specificato dal decreto n.387 del 29 settembre del 1999 – non devono avere più di 4 anni di vita, termine da calcolare a partire dalla loro data di fabbricazione. Oltre quella data, ogni navigante deve assolutamente sostituire i segnali di emergenza. Niente di più facile, no? Il costo di queste dotazioni di sicurezza non è certo proibitivo, e anzi è possibile acquistare dei kit comprensivi di tutti i segnali nautici obbligatori per la propria imbarcazione (in base alla distanza di navigazione).

 

Il problema, insomma, non è certo legato ai nuovi razzi di segnalazione, quanto invece ai vecchi fuochi di emergenza. Cosa fare con i vecchi segnali nautici? Come smaltirli? Fino a qualche tempo fa, per la destinazione di questi rifiuti pericolosi non c'era alcuna risposta, e i naviganti non avevano delle reali alternative per smaltire in modo corretto i propri segnali nautici di emergenza, quali razzi a paracadute e fuochi a mano a luce rossa. I comportamenti illegali per disfarsi di questi rifiuti erano dunque diversi, e un peggiore dell'altro: chi usava i vecchi razzi come fuochi pirotecnici, chi li buttava in mare con tutto l'inquinamento che ne può conseguire, chi li buttava – anche qui, illegalmente e con grossissimi rischi – nel cassonetto dell'indifferenziata.


Finalmente, nel maggio del 2016, il Ministero dell'Ambiente ha chiarito la faccenda, spiegando le modalità attraverso le quali dovevano essere smaltiti i prodotti esplodenti, come per l'appunto i razzi d'emergenza per imbarcazioni. Secondo il decreto 101, tali dispositivi dovrebbero essere ritirati in modo del tutto gratuito dai venditori, così come succede per tutti i dispositivi pirotecnici scaduti. Lo stesso rivenditore, poi, deve affidare i rifiuti ai fabbricanti, i quali devono poi provvedere allo smaltimento – una filiera simile è del resto stata adottata anche per i rifiuti RAEE.

 

Il decreto, però, non ha risolto la situazione. La norma è infatti stata aspramente contestata dalla Confindustria Nautica Italiana, la quale ha mosso delle critiche riguardanti sia la classificazione dei razzi scaduti – che da 'materiale esplosivo' diventano rifiuti pericolosi – sia il tramite dei distributori, i quali non sarebbero autorizzati a gestire depositi di materiale esplosivo.

 

Insomma, per quanto riguarda lo smaltimento dei segnali nautici, non esiste purtroppo ancora una risposta certa e valida. L'importante, in ogni caso, è renderli sicuri, e quindi neutralizzarli: la modalità più veloce e semplice è quella di immergerli nell'acqua a lungo, così da essere certi di bagnare le polveri interne.

 

 

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